top of page
La-balconata-del-Pincio-si-affaccia-su-Via-Indipendenza-a-Bologna.jpg

ABBINAMENTO #20

23.png

Via dell'Indipendenza

 

Fin dalla metà del XIX secolo più proposte erano state avanzate per creare una arteria che collegasse il centro della città con la zona nord, anche in previsione della costruzione della stazione ferroviaria. Solo dopo l'unità d'Italia si concretizzarono cominciando dall’allargamento di Canton de’ Fiori, che prese il nome di via dell’Indipendenza nel 1874, in attesa di completare l’arteria che avrebbe portato alla stazione ferroviaria passando per l’antica piazza d’Armi (oggi piazza Otto Agosto). Della necessità di aprire una “via massima” nel cuore della città si parlava infatti dal 1858, quando l’amministrazione papale decise di collocare la stazione ferroviaria a ridosso della parte esterna delle mura settentrionali. Questo avrebbe condizionato fortemente lo sviluppo della città nella pianura settentrionale, spostando l’asse urbano principale verso la zona nord in modo traumatico per i vecchi rapporti che regolavano il territorio circostante.

Nel corso dei lenti lavori di realizzazione della nuova via si verificarono alcuni cambiamenti rispetto al progetto originario. Si era infatti lontani dal tentativo di Monti, ottimamente riuscito vent’anni prima nella costruzione di via Farini, di conciliare i nuovi percorsi stradali al tessuto urbano precedente. In via dell’Indipendenza fu invece privilegiato il rigido tracciato rettilineo, che sconvolse le strade preesistenti senza nessun tentativo di riorganizzarle, provocando cicatrici su un territorio che rimase, dietro alle facciate omogenee, inalterato e con gli stessi problemi di viabilità di un tempo. I nuovi grandi palazzi per uffici e appartamenti costruiti sul percorso, con porticati medioevaleggianti, balconi, bifore ed ornamenti in terracotta di scadente riuscita architettonica, scatenarono una violenta speculazione edilizia su un’area precedentemente fra le più degradate. I ceti meno abbienti furono espulsi e le attività che prima integravano le varie parti della città sconvolte.

Tratto da: "Cent'anni fa Bologna: angoli e ricordi della città nella raccolta fotografica Belluzzi", Bologna, Costa, 2000

27.png

Caccianemici, Ruggia

 

Sui Colli Bolognesi, colmi di storia e tradizione, Caccianemici produce vini naturali, applicando principi di agricoltura biodinamica, dal profilo sensoriale unico, nel totale rispetto dei cicli che la natura impone.
Cinque ettari di vigneto, in parte costituito da uve autoctone, dove un costante lavoro, accompagnato ad anima, coraggio e consapevolezza, consente la realizzazione di vini unici caratterizzati da pochi semplici elementi: passione, rispetto per la biodiversità, sapore naturale.

Caccianemici è il frutto di un’amicizia autentica, coltivata nel tempo con rispetto e dedizione. Il completamento della comunione di intenti di tre amici che, ciascuno con il proprio percorso, si sono ritrovati per realizzare il loro sogno: costruire un progetto in simbiosi con la terra.

I vini naturali e biodinamici Caccianemici sono il racconto di questo ciclo che si rinnova e che celebra la convivialità nella sua forma più autentica.

Ruggia è ottenuto da un insieme variabile di uve bianche aziendali: Pignoletto (Grechetto Gentile), Pinot Bianco, Pinot Grigio, Picolit, con fermentazioni spontanee di frazioni di uve intere e mosto fiore di pressatura seguite da affinamento in acciaio inox, non chiarificato, non filtrato, non trattato chimicamente.

28.png

Cinzia Bomoll, Lei che nelle foto non sorrideva
 

Ester e Alice, due sorelle gemelle legate nell'anima da una dipendenza reciproca e feroce, crescono in un paesino nebbioso e anonimo vicino Bologna.

Ester è fragile e insicura, con i capelli tinti di nero, e cerca di superare la perenne insoddisfazione rincorrendo l’approvazione degli altri e assumendo atteggiamenti provocatori; dietro tanta trasgressione si cela un animo malato e autolesionista, che la porterà più volte a mettere in scena suicidi e a punirsi tagliandosi con vetri e lamette.
Alice, bionda, più forte e risoluta, vive l’instabilità della sorella in modo contraddittorio: a volte la irrita, a volte diviene eccessivamente protettiva, cercando di tutelarla da scomode verità e da pressioni maschili.

Sullo sfondo di una provincia emiliana monotonamente piatta e dark finiscono negli stessi buchi neri, inghiottite dall'insoddisfazione e dalla rabbia. Alice reagisce con durezza e presa di coscienza, Ester soccombe, come talvolta succede alla parte "malata" di un unico "io", per andare avanti.

Tra musica alternative rock e atmosfera dark la trama si snoda in modo avvincente all’interno di un quadro reale della società odierna: giovani afflitti da una quotidianità desolante e da famiglie disinteressate, ragazzi che si buttano su droga e alcool per affrontare noia e problemi, desiderio di riscatto da una collettività pronta ancora ad etichettare secondo lo status sociale, l’abbigliamento, gli atteggiamenti, perfino per la musica che si ascolta.

Asia Argento ha dichiarato “Questo romanzo è pazzesco. Mischia rabbia e dolcezza, morte e tanta voglia di vivere. Mi ha commosso e divertito. Che talento.”

Giugno 2023

bottom of page