ABBINAMENTO #06
Piazza Verdi
È da decenni il luogo più criticato dai bolognesi, ma anche il più vivace e ricco di stimoli perché rappresenta l’approdo diurno e notturno delle migliaia di studenti che sono un po’ la linfa della città.
Piazza Verdi, fulcro della zona universitaria, è infatti luogo di forti contrasti. Vi si mescolano le dame che escono dalle prime del Teatro Comunale e i crocchi di ragazzi che si danno appuntamento qui per decidere come passare la serata. E ancora, vi troverete venditori abusivi, pusher, professori di fama e tutta quella varia umanità che popola le città universitarie.
Melting pot di culture e controculture, piazza Verdi è al contempo luogo di incontri e di scontri durante le manifestazioni studentesche, di proteste e di consensi. Questa piazza ha vissuto tutti gli anni in cui impeto e creatività giovanile si sono incanalati nella ricerca di un ideale o di un’utopia.
All’interno della piazza convive un pò di tutto. Un pezzo delle mura del Mille. Il Teatro Comunale. Le scuderie del palazzo che sono diventate mensa universitaria e poi biblioteca e ora locale di punta per gli studenti dall’alba a tarda notte. Il Palazzo Paleotti che per anni è stato occupato dagli studenti ed oggi una grande e confortevole sala studio.
Già mentre scriviamo, piazza Verdi sta cambiando!
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[articolo tratto dal libro di Serena Bersani “Il giro di Bologna in 501 luoghi”, Newton Compton Editori].
Terre Rosse Vallania, Malagò
Una cantina che non ama il clamore mediatico e si preoccupa solo di lavorare bene, situata nella zona collinare del comune di Zola Predosa in terreni argillo-calcarei, esposti a sud-est. L'azienda nasce nel 1964 quando Vallania, trovato per eredità paterna a possedere terreni tradizionalmente noti per la qualità dei vini, ritenne opportuno asportare parte delle vecchie piante e sperimentare vitigni più nobili acquistandoli direttamente da vivaisti francesi. Da circa 50 anni, quindi, si coltivano vitigni altamente vocati a produzioni nobili quali: Riesling Renano, Sauvignon, Chardonnay e Cabernet Sauvignon oltre all'aromatica Malvasia bianca autoctona della zona”.
Così le vecchie piante furono sostituite da nuove "cultivar" ad eccezione di tre ceppi, Cabernet Sauvignon, Riesling e Malvasia, orgoglio e passione della famiglia e già presenti nella memoria umana sulle colline bolognesi. A queste qualità, in anni di sperimentazione, si sono aggiunti Chardonnay, Sauvignon, Pinot Bianco, Pinot Nero e Merlot, più adatti di tanti altri, provati ed eliminati, meno adatti alle particolari caratteristiche delle argille calcareo-ferrose di quelle terre.
Malagò deriva da un antico ceppo autoctono simile al Riesling Italico presente a viva memoria nei Colli Bolognesi e prende il nome dall'omonimo vigneto.
Danilo Masotti, Il Codice Bologna
Performer, cantante rock, web designer, “comunicatore” e blogger, Danilo “Maso” Masotti, già autore di un libro sugli umarells, ci svela il codice segreto per capire Bologna, a partire dalle debolezze e dalle manie dei suoi abitanti.
I bolognesi si dividono tra quelli a cui piace il mare e quelli a cui piace la montagna, sono rarissimi i casi di bolognesi amanti della campagna, di solito associata alla bassa padana.
I cinni più sboroni venivano portati in giro per le capitali europee a vedere musei e monumenti, altri venivano portati al mare nell’allora sconosciuta, lontana e incontaminata Puglia, chi addirittura sulle Dolomiti o in Austria, ma non è di questi che voglio parlare; vi racconterò della maggioranza silenziosa che transumava al “mare qui vicino” o nella “montagna qui vicino”.
Cominciamo dal mare. Ogni luogo della riviera romagnola identificava chiaramente lo status della famiglia dei pargoli con le pinne: chi andava a Riccione o a Milano Marittima era palesemente un fighetto da quartiere Costa-Saragozza, chi trascorreva le vacanze in località dai nomi modesti tipo Miramare, Igea Marina, Lido Adriano o Pinarella apparteneva al ceto medio e forse anche a qualcosa di meno.
Pensate cosa avrebbero dovuto dire poi quei poveretti che trascorrevano le vacanze nei lagher di Porretta, Gaggio Montano, Pietracolora, Campolo, Lagaro, Trasserra, Vigo, Montovolo, San Damiano, veri e propri monumenti del nulla sull’Appennino tosco-emiliano, luoghi ideali per trascorrere gli ultimi giorni di vita.
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