ABBINAMENTO #15
Piazza del Nettuno
La Piazza Nettuno nasce nel 1565 con il fine di dare risalto all’omonima statua. La piazza fu il risultato di un lavoro che vide l’ingrandimento dello spazio esistente tra il Palazzo del Comune e il Palazzo del Podestà attraverso l’abbattimento di un isolato di fabbricati. La nuova piazza avrebbe dato un carattere nuovo a tutto lo spazio circostante, unendosi a Piazza Maggiore e collegando quindi un’area precedentemente separata. La statua venne invece costruita tra il 1563 e il 1567 dallo scultore fiammingo Jean de Boulogne, conosciuto in città come “Giambologna”, e da Tommaso Laureti, detto “Il Siciliano”.
La fontana del Nettuno è soprannominata "al Żigànt" in dialetto (il gigante in italiano) dai bolognesi per via delle dimensioni.
La fontana del Nettuno poggia su una base di tre gradini, al di sopra dei quali è collocata una vasca in macigno locale ricoperto da marmo di Verona. Al centro della vasca troviamo uno zoccolo fiancheggiato alla base da quattro nereidi che si sorreggono i seni, e decorato con emblemi pontifici, ornamenti di foggia fantastica e con quattro putti che reggono delfini, in riferimento del Gange, del Nilo, del Rio delle Amazzoni e del Danubio e, quindi, delle “quattro parti del mondo”, cioè dei continenti allora conosciuti. Al centro di questo piedistallo si erge maestosa la figura serpentiforme del Nettuno, frutto come già accennato dello scalpello di Giambologna che in questo modo realizzò una delle espressioni più tipiche della teatralità manieristica.
Lodi Corazza, Zigant
Struttura ed eleganza
Il Pignoletto Zigant è un vino di grande eleganza e corpo, che per la sua struttura e la sua tipicità ricorda il Nettuno di piazza Maggiore, il “zigant”, come lo chiamano i bolognesi, capace di invecchiare nel tempo senza perdere la sua personalità.
Il Pignoletto “Zigant” di Lodi Corazza nasce sulle terre rosse dei Colli Bolognesi DOCG, da uve Grechetto Gentile in purezza. Durante la vinificazione in acciaio al mosto viene aggiunta una piccola percentuale di pignoletto botritizzato, proveniente da vendemmia tardiva. Ne risulta un bianco complesso ed elegante, dai sentori fruttati e floreali, con piacevole persistenza aromatica.
Wu Ming, Altai
Venezia, Anno Domini 1569. Un boato scuote la notte, il cielo è rosso e grava sulla laguna: è l'Arsenale che va a fuoco, si apre la caccia al colpevole. Un agente della Serenissima fugge verso oriente, smarrito, "l'anima rigirata come un paio di brache". Costantinopoli sarà l'approdo. Sulla vetta della potenza ottomana conoscerà Giuseppe Nasi, nemico e spauracchio d'Europa, potente giudeo che dal Bosforo lancia una sfida al mondo. Intanto, ai confini dell'impero, un altro uomo si mette in viaggio, per l'ultimo appuntamento con la storia. Porta al collo una moneta, ricordo del Regno dei Folli. Echi di rivolte, intrighi, scontri di civiltà. Nuove macchine scatenano forze inattese, incalzano il tempo e lo fanno sbandare. Nicosia, Famagosta, Lepanto: uomini e navi corrono verso lo scontro finale. "Che segno è quando un arcobaleno appare, non c'è stata pioggia e l'aria è secca e tersa? È quando la terra sta per tremare, e il mondo intero vacilla". Quindici anni dopo, l'epilogo di Q. Wu Ming, il collettivo di scrittori che al suo esordio si firmò Luther Blissett, torna nel mondo del suo primo romanzo.
Wu Ming è un collettivo di scrittori bolognese attivo dalla fine del XX secolo. Nel 1999, col nome «Luther Blissett», pubblicarono il romanzo Q.