ABBINAMENTO #11
Parco della Montagnola
È il più antico giardino cittadino, da secoli luogo di passeggio e teatro di manifestazioni, giochi, gare sportive. A partire dal 1662 l’area, sopraelevata rispetto a quelle circostanti perché dal medioevo deputata all’accumulo di macerie e rifiuti, venne destinata a uso pubblico: in parte occupata da orti e colture di gelso, per il resto era dotata di ampi viali e di un piazzale centrale a disposizione dei visitatori. Il disegno attuale risale ai primi anni dell’800, quando per espressa volontà di Napoleone venne ripensato da G. B. Martinetti secondo geometrie ispirate ai giardini alla francese. Alla fine dell‘Ottocento venne dotato di un nuovo ingresso scenografico: la monumentale scalinata del Pincio realizzata nel 1896 su progetto di Tito Azzolini e Attilio Muggia, alla cui base si trova una fontana scolpita da Diego Sarti e Pietro Veronesi. Più tardi al centro del giardino venne sistemata la vasca circolare, impreziosita da gruppi scultorei di Diego Sarti, che era stata creata per i Giardini Margherita al tempo dell’Esposizione Emiliana (1888). Fra gli alberi del giardino, che ha una superficie di 6 ettari, risaltano le grandi chiome di alcuni platani monumentali, il cui impianto è di epoca napoleonica.
Ha sempre rappresentato un luogo di incontro, una porta di ingresso alla città e un crocevia in cui, già nel 1800, si accentrava la vita sociale ricreativa della cittadinanza.
L’impianto ottocentesco del giardino è stato mantenuto sino a oggi, sia negli elementi architettonici sia nell’organizzazione del verde. Degli alberi messi a dimora in epoca napoleonica sopravvivono alcuni imponenti platani, ancora in buona salute.
La descrizione è tratta da "I Giardini di Bologna", Biblioteca Salaborsa
Al di là del Fiume, Fricandò
C’è un’azienda agricola che crede nella passione tra le persone, che crede nella forza della terra, che crede che tra il cosmo e le radici ci sia un’armonia. Al di là del fiume ci sono persone che stanno alzandosi ogni mattina con il sogno di un futuro migliore e che hanno abbandonando quello che avevano per investire tempo ed energie sulla terra che abbiamo preso in prestito dai nostri figli.
Fricandò, da uva 100% Albana biodinamica, vinificato con lieviti autoctoni. Un vitigno autoctono del territorio Bolognese con buccia spessa, ambrata a fine maturazione, buon contenuto di tannini e profumi di frutta molto matura. Le uve sono fermentate e macerate sulle le bucce per alcuni mesi in anfore di terracotta italiane.
Piccola aggiunta di solforosa all'imbottigliamento che ne garantisce una corretta conservabilità senza incidere minimamente nella salubrità del vino. Affinamento in bottiglia di circa 3 mesi.
Il risultato è un vino dal colore ambrato, sentori di frutta autunnale matura come mele, nespole e profumi agrumati. In bocca la sapidità accompagna un buon contenuto tannico che da al vino una buona sensazione di piacevolezza.
Pino Cacucci, Outland Rock
Protagonista di questi quattro racconti di Cacucci è gente normale, che proviene da ambienti diversi ma è accomunata dal fatto di trovarsi d'improvviso in situazioni impreviste e straordinarie e di doversela cavare. Il protagonista di Outland rock (racconto che dà il nome alla raccolta), Aurelio, innaffiando le piante sul balcone, trova un oggetto che sembra caduto dal cielo ed è infatti la scatola nera di un satellite spia, che sono in tanti a voler recuperare…
Per questi eroi di tutti i giorni la salvezza si può trovare nella fuga, dalla propria città e dalla propria vita, verso un destino ignoto.
In Quiete pubblica, un motociclista organizza un giro di scommesse per una gara e si ritroverà ingiustamente coinvolto in un omicidio. Una cosa simile accade al protagonista di Passaporto, in cui un impiegato dell'ippodromo va in questura per ritirare il suo documento rinnovato per un viaggio vede in faccia l'assassino che sta per sparare. In Colluttorius (che si discosta un po' dagli altri racconti per stile e lunghezza, tanto da potersi considerare un romanzo breve), un dentista è convinto di aver trovato la cura definitiva contro le carie, ma questo non fa di lui agli occhi di tanti un benefattore… Per questi eroi di tutti i giorni la salvezza si può trovare nella fuga, dalla propria città e dalla propria vita, verso un destino ignoto.
Pino Cacucci è nato ad Alessandria, cresciuto a Chiavari (Ge) e si è poi trasferito a Bologna nel 1975 per frequentare il Dams. All'inizio degli anni Ottanta ha trascorso lunghi periodi a Parigi e a Barcellona, a cui sono seguiti i primi viaggi in Messico e in Centroamerica, dove ha poi risieduto per alcuni anni. All'attività narrativa affianca un intenso lavoro di traduttore.