ABBINAMENTO #18
Giardini Margherita
Alla fine del 1800, molte città italiane solevano realizzare parchi per i propri cittadini a partire da giardini di ville padronali o tramite acquisizione di terreni.
Nei centri urbani di metà Ottocento vi era un grande desiderio di elevare le condizioni di vita degli abitanti tramite un miglioramento delle condizioni igieniche ma anche estetiche: venivano collocati alberi nelle piazze e costruite strade per il passeggio.
Così fu per Bologna che a metà dell’Ottocento stava vivendo un periodo di transizione: l’annessione al Regno d’Italia, la costruzione della stazione ferroviaria, l’abbandono delle attività rurali per favorire l’industrializzazione.
Ciò portò il desiderio di abbellire la città tramite costruzioni di nuovi palazzi importanti e varie ristrutturazioni. Ed è in questo contesto che si situa l’ideazione dei Giardini Margherita, intesi come una vera e propria opera d’arte da vivere.
Il Conte Angelo Tattini, consigliere comunale ma anche esponente dell’aristocrazia bolognese, propose di acquistare il terreno per questo scopo, anticipandone la spesa e di tenerlo a disposizione del Comune per 10 anni ad un prezzo da concordare.
La proposta venne accettata!
Così Tattini acquistò dagli eredi di Raffaele Bassi i beni situati tra Porta Santo Stefano e porta Castiglione, pari a 272.537 ettari, al costo di 150 mila lire.
La cessione era però subordinata alla condizione che i terreni sarebbero stati destinati unicamente a pubblica passeggiata e che non ci sarebbe stata la possibilità alcuna di erigere fabbricati nei dintorni!
Prima di acquisire il terreno però, il Comune aveva bisogno di un progetto per la realizzazione del parco; e fu così che fu contattato il conte Ernesto Balbo Bertone di Sambuy il quale nel 1874 redasse un progetto, che prevedeva la realizzazione di un giardino all'inglese, che si caratterizza per l’accostamento di elementi naturali ad altri artificiali che si scoprono passeggiando, dando così l’illusione di trovarsi di fronte ad un luogo talmente naturale da sembrare quasi selvaggio.
Sambuy decide di costruire un laghetto come cuore pulsante del parco, attorno al quale si snodano ampi viali a doppio giro concentrico per permettere il passaggio delle carrozze.
I Giardini Margherita furono aperti al pubblico il 16 Luglio del 1879, dopo poco più di 5 anni dall'inizio dei lavori. Ma la vera festa di inaugurazione si tenne tre giorni prima, il 13 Luglio, con lo svolgimento di un festival a favore delle persone danneggiate dalle alluvioni che in quel periodo colpirono il ferrarese.
Testi tratti da: "I giardini Margherita. Storia, racconti, immagini" di Silvia Cuttin e Adriano Agrillo (edizioni Pendragon)
Tizzano, Bologna Bianco
L’Azienda Agricola Tizzano si estende per 230 ettari, di cui 25 a vigneto, sulle prime colline bolognesi sovrastanti Casalecchio di Reno. Il terreno esposto a mezzogiorno ed il clima asciutto, soleggiato e ventilato delle sue colline sono elementi ottimali per la coltivazione della vite, che veniva già praticata nel 1500. Nei secoli il ruolo della viticoltura ha acquisito sempre maggior importanza all’interno dell’azienda finendo per divenire l’attività più rilevante in Tizzano dal dopo guerra ad oggi; è infatti negli anni 50 e 60 che viene realizzata una cantina di vinificazione di concezione moderna trasformando l’antico granaio aziendale ormai in disuso. La cerealicoltura non è stata però abbandonata e l’azienda produce ancora grano ed orzo di ottima qualità che i mulini locali della valle del reno trasformano sapientemente in eccellenti farine. In tempi più recenti recuperando un antico Ulivo secolare, presente nella tenuta fin dal 1700, affiancato da piante più giovani è stato prodotto l’olio di Tizzano anch’esso con note aromatiche di eccezionale pregio.
Bologna Bianco si presenta di colore giallo paglierino, leggermente aromatico nel profumo, armonico nel sapore con sentore di salvia.
Le uve sono pigiate e diraspate; quindi vengono sottoposte ad un trattamento di “criomacerazione”, che consiste nel mantenere il mosto a contatto con le bucce per 24 ore ad una temperatura di 2°C. Tale processo consente di ottenere una maggiore estrazione delle sostanze contenute nelle bucce e di esaltare la tipicità aromatica del Sauvignon Blanc che ne costituisce la base.
Sauvignon Blanc, Riesling e Pinot Blanc trovano nel territorio dei Colli Bolognesi la capacità di contribuire ognuno in modo distinguibile alla creazione di un vino di approccio immediato, intenso sia nei profumi che nei sapori.
Ideale per accompagnare antipasti e pesce. “Sposa” magnificamente i tortellini in brodo.
Enrico Brizzi, Bastogne
C’è stato un tempo in cui i quattro personaggi di questa storia, quattro giovani, fuori di testa, cavalieri dell’apocalisse dei tempi moderni, erano normali, o quasi. Ma ora quel tempo è finito.
Il Cousin Jerry è tornato in città, in una Nizza che assomiglia molto alla Bologna del DAMS, e la sua vecchia banda di disertori liceali si è arruolata in una sanguinosa guerra-lampo all’insegna di assalti surreali e spietati contro una società votata al conformismo.
Un autentico romanzo di deformazione che ci accompagna in una lotta contro il qualunquismo di una società sobria e perbenista, fintamente alternativa e patinata.
"Bastogne", la seconda prova narrativa di Enrico Brizzi dopo il fortunato debutto con Jack Frusciante è uscito dal gruppo, arrivò in libreria nel '96 con la stessa carica d'una bottiglia molotov: la rabbia giovanile e la passione per droga, violenza e fornicazione erano raccontate con uno stile nuovo, spregiudicato ed elegante nel suo estremismo.
All'epoca Vasco Rossi ebbe a scrivere che "Bastogne" stava a "Jack Frusciante è uscito dal gruppo" come "Fegato spappolato" stava ad "Alba chiara", e ancora oggi le vicende allucinate di Ermanno e Cousin Jerry sono capaci di affascinare e scuotere.